Tubinga (Germania), 1970
Formatosi all’Accademia d’Arte di Karlsruhe, nel 1997, Anselm Reyle si è trasferito a Berlino, dove ha iniziato a collaborare con artisti come John Bock, Dieter Detzner, Berta Fischer e Michel
Majerus. Il suo lavoro si è distinto fin da subito per una varietà di stili e di soluzioni formali: grandi dipinti con colori acrilici e fluorescenti si alternano a lavori che sfruttano la lucentezza dei fogli di carta argentata, degli specchi, del neon, ma anche a sculture realizzate in porcellana o con semplici oggetti raccolti per strada. Dall’Astrattismo all’Optical Art, dall’arte africana al dripping, le opere di Anselm Reyle si muovono liberamente in un universo di citazioni e recuperano il linguaggio dei protagonisti dell’arte moderna dando loro nuova vita. Che siano lavori astratti, espressionisti o minimalisti, ciò che interessa Reyle non è tanto la semplice citazione, quanto la rilettura dei topoi dell’arte moderna divenuti ormai cliché, stereotipi da far rivivere e investire di nuovi significati.