Salt Lake City (Utah, Stati Uniti), 1945
Dopo gli esordi come performer alla fine degli anni Sessanta, Paul McCarthy inizia, dalla metà degli Ottanta, a realizzare per lo più video, film e installazioni complesse in cui rilegge i personaggi del mondo delle fiabe e della cultura di massa americana, esplorandone le contraddizioni, le ossessioni e i lati più oscuri. Immagini rassicuranti e familiari, note all’immaginario collettivo, vengono distorte dall’artista fino a farle diventare personaggi mostruosi e carnevaleschi, in una radicale critica agli stereotipi e alla banalizzazione della televisione americana e dello star system di Hollywood. È il caso di Pinocchio (1994), trasformato da McCarthy in un pupazzo che si muove in modo insensato imbrattandosi di ketchup, o di Heidi (1992) una bambola terrificante che compie azioni cruente assistita da un nonno ossessivo. A partire dagli anni Novanta, accanto ai video, McCarthy realizza installazioni complesse, sculture e gonfiabili di grandi dimensioni che ritraggono alberi di Natale, gnomi e giocattoli dalle forti connotazioni sessuali.