Description
20.12.53-10.08.04 è un lavoro autobiografico e strettamente privato. Questa dimensione segreta è costruita con una tecnica ben precisa a metà tra la stage photography e il montaggio, atta a rivelare solo attraverso l’interpretazione di enigmi ben celati, la verità. Moira Ricci infatti costruisce le opere attraverso fotomontaggi in cui, travestita di tutto punto con abiti d’epoca, si intrufola e inserisce nelle fotografie anni Cinquanta della propria madre da giovane.
Nella sequenza di otto fotografie che ritraggono momenti di ritrovo, di vita quotidiana, di feste di famiglia, le uniche presenze costanti sono quella della madre, ritratta in epoche diverse della propria vita, e quella di Moira Ricci, sempre della stessa età, nonostante gli adeguamenti di stile, e sempre con la medesima espressione di malinconica rassegnazione. Questo elemento in particolare è il segnale da cui si innesca nello spettatore quel senso di spaesamento che solo ad una più attenta osservazione culmina nella comprensione del dramma personale e biografico.
La poetica di Moira Ricci si basa generalmente sull’impiego di “materiali emotivi” provenienti dal proprio vissuto, in primo luogo la propria storia familiare, oppure montaggi tratti da video e film che l’artista rielabora e trasforma in lavori fotografici.
La fotografia, nel lavoro di Ricci sembra essere dunque, per certi versi, un pretesto, uno strumento concettuale, più che un fine in sé. Divenendo simulacro di se stesso, il mezzo fotografico tenta di nascondere la realtà utilizzandone il linguaggio, con il risultato di svelare il contenuto dell’immaginazione o di un’utopia.
Nella serie 20.12.53-10.08.04 lo spazio della fotografia si sottrae alla dimensione temporale per divenire un luogo interiore ed emotivo, l’unico in cui può avvenire l’intimo e personale contatto con chi non c’è più. (LG)