Descrizione
Nei lavori pittorici, Germanà segue una linea compatta e segnata da una cifra stilistica personale e riconoscibile. L’opera "Angelo" rientra pienamente nell’estetica della transavanguardia, con i suoi colori accesi e “fauve”, l’atmosfera trasognata da fiaba, l’attenzione agli stili del passato. L’Angelo di Germanà è una creatura sui generis, in primo piano, seduta, senza contesto e senza ali, immersa in una massa cromatica priva d’aria. I colori impiegati sono completamente arbitrari, nella parte superiore del dipinto, l’artista ha utilizzato tonalità blu accese e verdastre, anche sul volto, il centro invece è rosso vermiglio, mentre la base è caratterizzata da toni verdi e gialli. Germanà utilizza una gamma cromatica pura, espressionista nella declinazione energica dei fauves più che in quella tenebrosa ed esistenziale dell’Espressionismo tedesco. La materia pittorica è esibita, il ductus evidente e circolare, aspetto che si colloca ancora una volta tra le due declinazioni del vitalismo espressionista, quella più tormentata e quella più energica.
Ciò che rende le opere di Germanà citazioni dei movimenti storici, e non meri rifacimenti, è la natura atemporale e malinconica dei soggetti, il loro essere antinarrativi, frutto di una mitologia inventata, forse di una geografia interiore.
Se si escludono le interessanti sperimentazioni video e performative degli anni settanta, si può osservare come l’opera di Germanà, rivolta completamente alla pittura fino all’anno della sua prematura scomparsa, sia di fatto omogenea nei soggetti e nello stile. Osservando i quadri del maestro si fa esperienza dell’immobilità, del disimpegno letterario, della malinconia dei volti dei personaggi, spesso angeli misteriosi e terreni. (LG)