Descrizione
L’opera "Commento" rientra nella serie delle “Trascrizioni” degli anni Settanta e ha come oggetto di analisi la scrittura. In generale, tutta la ricerca di Irma Blank ruota intorno al tema del segno-scrittura, dal suo stadio primordiale e latente, fino all’ipertesto dell’era digitale. L’artista esordisce negli anni Sessanta con la serie delle “Eigenschriften”, che si sviluppa, nel decennio successivo nelle “Trascrizioni”. Questo termine fa riferimento a un testo già esistente che viene riportato su un altro supporto, ma nell’atto della copiatura, qualcosa si perde, o meglio, si modifica. Si perde il significato convenzionale della parola, ma rimane l’impressione della scrittura, il segno ordinato che la imita. Ciò che nasce è una diversa interpretazione della scrittura, in cui prevalgono un forte senso di potenzialità e la connotazione esistenziale del gesto. Scrive in proposito l’artista: “Scrittura come Urzeichen, segno primordiale, scrittura prelinguistica, ridotta all’essenziale nella manifestazione esterna, scrittura come estensione e concretizzazione del proprio Io, per esperire la tensione fra i due poli, l’inizio e la fine”. L’evoluzione del lavoro dell’artista nei decenni successivi segue un percorso coerente e di approfondimento dei temi tracciati in passato. I dipinti degli anni Ottanta (di cui il MAGA possiede un esemplare, Il corpo del silenzio del 1984) sono caratterizzati da scelte monocrome e da un gesto sempre controllato, metodico e ripetitivo come un mantra, mentre nelle recenti serie degli “Hyper-Text” e degli “Avant-Testo” l’analisi sul segno prosegue con diverse intenzionalità ed esiti. Gli “Avant-Testo”, in particolare, sono caratterizzati da un segno fittissimo che rinuncia alla consueta linearità, ponendo alla ribalta il gesto e, come nota Gillo Dorfles, “quello che emerge è un’estrinsecazione della propria vitalità psicofisica”.
Questa attenzione costante al segno scritto ha portato la Blank a partecipare alle più importanti rassegne d’arte verbovisuale, tra cui il Premio Gallarate del 1991 intitolato “Parola-Immagine”. (LG)