Descrizione
Il primo Manifesto concepito da Emilio Prini è quello per la collettiva Arte Povera presentata da Germano Celant al Kunstverein di Monaco di Baviera nel 1971: una pagina bianca contrassegnata solo dalla didascalia relativa. Per l’esposizione Arte Povera in Città (Bergamo, 2012), Prini utilizza un espediente simile: il manifesto della mostra, arricchito dalla sua firma autografa, rappresenta l’artista nel percorso dell’esposizione, lanciando un ponte temporale tra ieri e oggi. La nuova opera riunisce in sé i caratteri della (auto)citazione e della tautologia, rivendicando, al contempo, la scelta o necessità di sottrazione: l’artista negandosi alla contemplazione, al pari della sua opera, sceglie di partecipare a distanza al teatro dell’arte, con sottile ironia e gusto dell’improvvisazione. La sua invisibilità è frutto della predilezione per le componenti primarie ed essenziali, quasi sempre immateriali, del procedimento artistico, come la memoria.