Descrizione
Il suolo è la “pelle viva e respirante della Terra” (William Bryant Logan). Sostiene quasi tutta la vita sulla superficie terrestre ed è quindi di fondamentale importanza per gli ecosistemi e l'umanità. L'installazione immersiva "Numbing silence covers us like fine dust (Il silenzio paralizzante ci copre come la polvere fine)" attira l'attenzione sulla desertificazione del suolo dopo l'intensificazione degli incendi boschivi. Mentre alcuni incendi possono essere benefici per il suolo, gli incendi ad alta intensità distruggono i nutrienti del suolo e possono volerci decenni per rigenerare la terra bruciata. Sorprendentemente, la cenere prodotta dagli incendi è spesso piena di sostanze nutritive e aiuta per il ripristino del suolo. Per questo lavoro, l'artista ha visitato le foreste di Tunceli, nella provincia a maggioranza curda dell'Anatolia orientale, dopo che la zona è stata decimata dagli incendi la scorsa estate. Negli anni '90, Tunceli ha subito la distruzione ambientale a causa del violento conflitto tra l'esercito turco e il Kurdistan Workers Party (PKK). Mentre era lì l'artista ha raccolto ceneri e terra per questa installazione che ricorda una fetta ritagliata di una montagna. Nello spettatore vengono stimolati contemporaneamente i sensi dell'olfatto, della vista e dell'udito, mettendolo in contatto con una geografia complessa migliaia di chilometri di distanza. Bucak ha anche registrato il suono del terreno improduttivo inserendo nell'area dei microfoni sotterranei per captare i suoni del vuoto che riverbera attraverso la terra sterile. Queste registrazioni sono state poi amplificate e incorporate in una composizione minimale sviluppata con il compositore Bahar Royaee. Avvolgendo l'intero spazio dell'installazione, la composizione attualizza il silenzio e l'assenza di vita che permea le foreste bruciate.