Descrizione
«Il tombino è nell’arredo urbano quale il negro negli Stati Uniti attorno al 1920, ma una volta che l’occhio abbia imparato a distinguerlo non si può più evitare la sua esistenza come elemento d’ordine nel mondo artificiale. M.me Duplok lo riscatta e lo offre a voi». Questa è la descrizione che M.me Duplok fornisce per spiegare la sua opera, o meglio, il suo intervento di Public Art all’interno della città di Gallarate, un percorso scandito da tombini, colorati dagli artisti stessi, con una vernice verde fluorescente: durante il Premio, questo “corridoio artistico” creava un collegamento visivo tra le opere di ZAT, disseminate per la città e la Civica Galleria d’arte Moderna di Gallarate, dove il percorso si concludeva con nove tombini, ognuno con una lettera della parola “Pollicino”. La scelta del colore verde fluorescente e dell’oggetto-tombino, secondo M.Me Duplok, riconduceva, ironicamente, «a una doppia rimozione urbana: quella del verde-natura e quella, ancora più inquietante, del sottosuolo. Del primo, rinchiuso e criptato in parchi e giardini, Pollicino evoca/invoca il contagio come virus pandemico della città; per il secondo, richiamandovi lo sguardo, funge concettualmente da asola passante». L’opera, dunque, proponeva, oltre che un percorso creato appositamente per ZAT, un recupero cosciente della pratica del camminare, ritmato dai tombini-sassolini e un’attenzione particolare, ad uno spazio aperto alla relazione e alla scoperta continua.