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Ben Vautier Pour le plaisir de tirer: tirez.

Misure
cm 42,5 x 19 x 17,5
Descrizione
Eclettico, girovago, sperimentatore di stili e linguaggi, assolutamente libero da formule e schemi predefiniti, Ben Vautier lascia da ormai sessant’anni il suo segno inconfondibile. Antesignano di Fluxus e membro dell’École de Nice, dalla fine degli anni Cinquanta Ben fa il suo dirompente ingresso sulla scena internazionale elaborando l’eredità di Marcel Duchamp, piuttosto che prolungarla, e sistematizzando il gesto di appropriazione dell’atto artistico tramite l’apposizione della firma. A partire dal 1960 «Ben signe tout», proclamando l’adesione a un’Arte Totale volta a scomporre l’atto espressivo per rintracciarne il significato. Usando le parole dello stesso artista, «je pris conscience et goût à la recherche du nouveau»: alla nozione del bello, Ben sostituisce quella del nuovo. Bananes, Taches, sculture d’oggetti, performances, sculture viventi: tutto è vissuto come un’analisi del fenomeno creativo, in risposta alla domanda principale sul significato dell’arte e sulla reale funzione dell’artista. L’opera può essere percepita come “bella”, e dunque servire veramente a qualcosa, solo se provoca una sorta di turbamento o spiazzamento di fronte alla sua novità. Ragionando in tale direzione, Ben mette a punto la sua cifra stilistica: la semplice firma si trasforma in un’intera frase, intesa come una proiezione dell’anima e del suo pensiero. I soggetti delle sue opere diventano le parole, motti irriverenti o volutamente provocatori generalmente scritti in bianco su fondo nero che vogliono spiazzare lo spettatore ribaltando le tradizionali modalità di fruizione dell’arte. Nonostante la loro schietta semplicità, le scritte di Ben si impongono nell’ambiente nel quale si trovano inducendo a una profonda riflessione. Alla base di quello che sembra, a prima vista, un semplice e ripetitivo esercizio di stile, risiede in realtà il problema dell’affermazione dell’Ego e della propria personalità in risposta a consuetudini sociali ormai massificate: è un grido di libertà, una spallata di mordace anarchia volta ad azzerare ciò che si richiede normalmente all’artista, ossia un’opera con titolo e soggetto il più possibile riconoscibili. Pour le plaisir de tirer: tirez. è stato realizzato in un periodo di grande fermento intellettuale e risente di quella vena di pungente ironia, di chiaro stampo neodadaista, che ancora oggi contraddistingue l’artista. L’opera appartiene alla fortunata serie delle Boîtes mystères e altro non è che una provocazione contro la massificazione dei comportamenti. Una semplice scatola di colore nero pensata per interagire con il pubblico il quale, spinto a tirare la cordicella come suggerisce il titolo per scoprire cosa si celi all’interno, si trova a fare inconsapevolmente il gioco dell’artefice. Operazione, quella delle scritte, non scontata in un artista che dà così tanto valore alle parole: l’analisi dell’opera di Ben è agevolata dalla copiosa produzione di testi volti spiegare la sua visione del mondo, attività letteraria inaugurata fin dagli esordi della carriera e che perdura tutt’oggi. Un monologo con se stesso mosso dalla logica della contraddizione. (Simona Paglioli)
Condizione giuridica
Stato Italiano, in consegna al Segretariato regionale del Ministero per i beni e le attività culturali per la Lombardia - In comodato al Comune di Bergamo per la GAMeC.
Tipologia
Altro
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