Descrizione
Marco Tirelli fa parte di quella ricerca sulla pittura, caratteristica degli artisti romani dell’Officina San Lorenzo, orientata a un uso della pittura che valorizzi non il soggetto o la virtù della superficie, bensì il percorso sensoriale, mentale, evocativo che il nostro pensiero percorre in occasione di un fenomeno percepito. “In campagna, dove vivo, certe notti, se ti affacci alla finestra, è così buio che non vedi assolutamente nulla: una specie di specchio nero che solo il tuo spirito può colmare; ora, se la tua casa è il conosciuto (la storia) e l’esterno è l’ignoto (il possibile), la soglia che li divide è il luogo dove risiedo […] Questo misterioso confine, questa soglia, prende corpo per me nella pittura […] Io cerco di fare affacciare le persone al confine tra la notte e il giorno, sperimentando il limite tra l’essere (la luce) e il possibile (la non luce, il luogo dove tutto può accadere)”. Una delle convinzioni dell’artista è infatti che “l’opera debba produrre incanto” e questo incanto è affidato alle qualità emozionali della luce, date proprio dal modo di fare pittura. Il buio è il foglio senza dimensioni che la mente necessita per tracciare le proprie immagini. Esiste in quest’opera un enigma percettivo, un artificio che indaga la parte più mentale della visione: così inavvertitamente, seppur il quadro sia minuto e perfettamente dominabile con la vista, il suo mistero elabora un’altra dimensione possibile e lo sguardo si fissa sul pertugio nero, affondando in esso. In quel momento la campitura cromatica piatta, geometrica, diventa un oggetto, un muro, un limite, fenomeno che non sarebbe accaduto senza la profondità del rettangolo nero. Il colore diventa quindi fondo e la forma una presenza che attraversa questo fondo. Le opere di Tirelli riportano tutte geometrie che non sono costruttive, non sono quindi assemblate o presenti con l’obiettivo di rappresentare o rappresentarsi, ma sono puri modelli, forme caricate di una luce speciale, che rimanda sempre all’altrove, velate da una campitura ideale, che le fa apparire sospese nello spazio e nel tempo. (FMC)