Descrizione
L’opera in collezione ottiene il riconoscimento della critica alla prima edizione del Premio per la giovane arte italiana, nel 2000. In accordo con il tema “Migrazioni e Multiculturalità”, l’artista posiziona un sale radioattivo, il potassio 40, nel ventre del samurai in terracotta, considerato dalla cultura orientale sede dello spirito, abbinando una delle figure più emblematiche della storia giapponese a un argomento scientifico di attualità. Per realizzare l’opera l’artista ha raccolto una cospicua documentazione su questo tema, avvalendosi della consulenza dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare di Milano. In merito all’associazione tra l’oggetto scultoreo e la sostanza, la Galegati afferma: “Radioattività e samurai sono necessari l’uno all’altro. Volevo che fosse un guerriero a portare l’anima radioattiva, e il samurai lo è per eccellenza”. Interessata alla reazione dello spettatore di fronte a questa piccola statua, veicolo di timori e inquietudini, l’artista dispone accanto al samurai un contatore Geiger che, emettendo un suono discontinuo, rende percepibile la radioattività. Lo stato di allerta e pericolo suscitato dall’opera è stato ulteriormente sottolineato durante l’inaugurazione del premio.