Descrizione
Il lavoro di Berlinde de Bruyckere, focalizzato su poche significative tematiche, ha per soggetto la sofferenza, la ferita come esperienza di dolore non solo fisico. Le sue sculture, soprattutto quelle monumentali, utilizzano vari supporti (cera, legno, metallo, tessuto, pelle e capelli) per riprodurre la vulnerabilità: che si tratti di corpi umani o animali oppure di arredi, le opere dell’artista belga sono lacerate, talvolta mutilate, ricoperte di lividi o ustioni. In particolare lo strato superficiale dell’opera, che voglia riprodurre l’epidermide o il tessuto, si carica di un significato metaforico: la coperta, così come il pelo animale o i capelli, nel loro significato di manto protettivo, sono una cifra ricorrente nell’opera di de Bruyckere. Sarà in particolare l’analogia fra pelle e coperta a interessarla particolarmente e a condurla a un percorso che dall’umano arriva all’inanimato e viceversa, caricandosi di significati metaforici. Già negli anni Novanta Berlinde de Bruyckere realizza alcuni ready-made utilizzando la cornice di un letto, sedie e appendiabiti e sovrapponendo alle parti dure di legno o metallo il tessuto di cuscini, materassi e stracci, lasciandoli ad accumulare polvere e macerarsi come in Zonder titel del 1992 o nelle prime opere dalla serie Slaapzaal (Dormitorio): quest’ultime riproducono letti di metallo, avvolti da spessi strati di materassi e pesanti coperte colorate. La giustapposizione di elementi duri e morbidi riproduce sensorialmente l’esperienza del corpo umano, come ossa e carne di un soggetto ibrido e quasi mostruoso. Alla fine del decennio, dagli arredi l’artista sposta la sua attenzione alle bambole della serie Aanééngenaaide: qui l’analogia fra pelle e coperta sembra ormai compiuta. Queste figure misteriose, rigorosamente senza volto e senza sesso, figurativamente ricordano Gli amanti di René Magritte, artista da cui Berlinde de Bruyckere recupera il mistero surrealista e lo replica in opere come V. Eeman, 1999. Nel 2000 l’artista finalmente torna agli Slaapzaal: stavolta i letti di metallo non solo sono nascosti dai molti strati di tessuto logoro, ma presentano bruciature e tagli che rivelano la lana viva o il legno delle assi. Il letto, luogo di rifugio e riparo, smembrato e sguarnito della propria capacità di offrire calore, va a incontrare sul tema della ferita aperta le contemporanee opere dell’artista belga, ormai quasi del tutto rivolte alla riproduzione di una sofferente anatomia umana. (Aurora Tamigio)