Descrizione
A partire da metà anni '60 la ricerca di Paolo Icaro integra alla scultura una riflessione sui suoi caratteri spaziali quanto su aspetti temporali e mentali. Per Icaro lo spazio va esperito con il corpo e ricercato nel divenire del tempo, in cui progetto e caso, intimità e ironia si fondono in un continuo fare e disfare della forma e del pensiero. Dopo aver partecipato alle prime mostre dell’Arte Povera e alle principali rassegne della Process Art, dagli anni '70 segue un percorso indipendente che lo porta a una personale esplorazione dei materiali e dei limiti del linguaggio scultoreo, sino alla completa decostruzione della forma. Nel 1981 fa ritorno in Italia dopo un lungo soggiorno negli USA, torna centrale l’interesse per il “fare classico” della scultura e il gesso diventa il materiale più congeniale. In Spiette punteggia lo spazio con piccole forme di gesso in cui sono incastonati frammenti di vetro specchiante. Posizionate con diverse angolazioni, le Spiette restituiscono un’immagine frammentaria dello spazio circostante, in cui i punti specchianti tessono una trama di sguardi. Dal soffitto alle pareti, l’energia radiante si propaga al pavimento, dove sono disseminati elementi che segnano ulteriori percorsi di proliferazione della materia. Il frammento contiene la forza vitale del completamento futuro. È continuità in potenza del fare e di un’identità culturale, anelito a un’unità ideale in cui passato e futuro vengono a coincidere nel presente, in quello spazio che per Icaro è “il sempre del tempo”.