Descrizione
L’opera fu esposta per la prima volta, nel 1981 con il più breve titolo Struttura (Lecco 1981-1982, p.n.n). Nel 1983, fu acquistata dalle Civiche Raccolte, direttamente dall’artista. Il titolo con cui l’opera era nota venne successivamente integrato, nel catalogo del Civico Museo di Milano, dall’aggiunta di Geometria d’Orfeo, titolazione autografa presente sul retro del telaio (Civico Museo d’Arte Contemporanea 1994, p. 274, n. 294). L’immediata allusione alla mitologia greca dl titolo, peraltro inconsueta in Aricò, non è del tutto fuorviante se si ammette, tuttavia, come riferimento indiretto, mediato dalla sua predilezione per la pittura cosiddetta “orfica” di Robert Delaunay. Sfogliando i cataloghi delle mostre di Aricò nella prima metà del 1966, ovverosia delle esposizioni immediatamente antecedenti a quella svolta stilistica che la stessa Struttura (Geometria d’Orfeo) testimonia, non è raro imbattersi sull’esplicito tributo di alcuni titoli: Studio per “Il mio amore per Delaunay”, Ancora sull’Orfismo (Milano 1966b, p.n.n., nn. 8, 20) o Simultanee forme (Verona 1966, p.n.n.), tutti datati 1965.
I quadri testé citati precedono di almeno un anno il mutamento avvenuto nel 1967, quando opere come questa Struttura alterano la bidimensionalità dei supporti pittorici, precedentemente preservata, per divenire tele dalle geometriche sagome tridimensionali, aggettanti, su cui si distende uno strato monocromo, in questo caso ottenuto tradizionalmente a olio. Alcuni dei quadri del 1965 rivelano come questa evoluzione, dagli omaggi a Delaunay alla monocromia, siano potuti avvenire in continuità: Simultanee forme, ad esempio, presentava già in nuce quella forma quasi parabolica, da cometa stilizzata, che s’incontra in questa Struttura.
Ciò nonostante, quest’eredità “orfica” era destinata a sparire precocemente dalle coordinate interpretative della critica d’arte, più incline a collegare la sua opera con la ricezione, in Italia, delle strutture primarie di Robert Morris o dello hard-edge di Frank Stella- vale a dire del minimalismo e del tardo modernismo americano. Opere come Struttura ( Geometria d’Orfeo), comunque, consentono di sfumare i contorni di una ricezione spesso intesa troppo schematicamente: forma e colore, in questo dipinto, non possiedono quell’uniformità impersonale riconducibile alle tendenze americane menzionate. La preventiva riflessione su Delaunay – ma anche sul futurismo si direbbe – e il conseguente interesse per il dinamismo, la simultaneità e il contrasto cromatico ne erano la ragione: l’andamento diagonale dei due pannelli, in Struttura, ambisce a dinamizzare la percezione statica della geometrie, così come la monocromia è, a ben vedere, frutto di una sovrapposizione cromatica tra un magro strato superiore di rosso e una preparazione giallo-arancio che, sull’esempio di Delaunay, infonde una luminosità solare alla tinta risultante. [Denis Viva].