Milano, 1966
Armin Linke utilizza il film e la fotografia per documentare i fenomeni della globalizzazione, le trasformazioni dei paesaggi contemporanei, le conseguenze sociali e politiche e il loro
effetto sulla percezione dello spazio. Tramite la sua ricerca sta componendo un enorme archivio digitale degli spazi antropizzati in cui la presenza dell’uomo modifica il contesto
circostante, e al tempo stesso ne è modificata. In un incessante processo di raccolta delle immagini, Linke mette in atto una pratica tassonomica, un desiderio che è alle origini dell’atto fotografico, classificando la realtà a partire dai fenomeni che la determinano. La presentazione del suo lavoro avviene attraverso dispositivi differenti: editoria, archivio digitale, stampa vera e propria: tutto concorre a costruire un enorme inventario di immagini.