Parigi (Francia), 1944
Dopo aver conosciuto la pittura da autodidatta, Boltanski, dalla fine degli anni Sessanta, inizia un percorso di ricerca contrassegnato da un’ampia e personale riflessione sui temi della morte, della memoria e della perdita, sviluppati soprattutto in video, fotografie e installazioni, anche se l’artista continua a definirsi un pittore. Tema ricorrente del suo lavoro – derivato probabilmente dall’ascolto da bambino dei racconti dell’Olocausto – è il tempo, declinato attraverso la memoria, l’identità e la traccia. Tramite la presenza di immagini ora materiali (fotografie, oggetti), ora immateriali (ombre e proiezioni), l’artista fa vivere allo spettatore una dimensione di reminiscenza e di sogno legata alla contingenza storica dell’essere umano. La sensazione del ricordo è così fisicamente costruita con ambienti e installazioni di oggetti, volti, luci, che avvolgono il pubblico in un’atmosfera intima e evocativa. I materiali impiegati da Boltanski sono i più diversi e tra questi risalta l’uso di immagini fotografiche, spesso trovate, capaci di fondere il valore toccante della traccia storica con quello estetico e concettuale, ugualmente necessari al lavoro dell’artista francese fin dai suoi esordi.