Napoli, 1953
Gregorio Botta esordisce agli inizi degli anni Novanta esponendo a Pechino (1993) in occasione della mostra “Trasparenze dell’arte italiana sulla via della carta”. Da subito la sua ricerca dimostra il legame dell’artista con Toti Scialoja, suo maestro all’Accademia di Belle Arti di Roma, i cui insegnamenti possono essere sintetizzati nel motto l’“arte del togliere, del poco, del meno”, con l’obiettivo di “arrivare ad un’arte del niente”. Quella di Botta è quindi una ricerca che celebra il ritorno all’essenziale, alle origini, scelta che si riflette nell’uso di materiali primitivi come il piombo, il ferro, il vetro e la cera, poi manipolati e legati a elementi naturali come il fuoco, l’aria, l’acqua.