Cecina (Livorno), 1962
Massimo Bartolini, che esordisce all’inizio degli anni Novanta, utilizza diversi linguaggi, tra cui l’installazione ambientale, la performance e il disegno. Attraverso interventi minimali che creano alterazioni negli ambienti e spaesamento nel visitatore, Bartolini si confronta con i temi della percezione, ponendo in crisi le prevedibili modalità di fruizione dei luoghi.