Description
L’arte di Spalletti è difficilmente inquadrabile e valica le comuni definizioni di pittura, scultura e architettura, facendo uso di forme e linee semplici, ma attentamente studiate per dare vita a un sapiente binomio con lo spazio circostante. L’artista realizza delle opere che possono essere allo stesso tempo dipinti, sculture e oggetti di interior design a seconda dell’interpretazione dello spettatore e di come esso stesso si relaziona con lo spazio circostante. Dalla fine degli anni Settanta Spalletti realizza quadri monocromi che sembrano volersi separare dalla parete, accostati spesso come dittici. Questo gioco di ombre e luci che si crea con la rastrematura della superficie o con il distacco reale dell’opera dal muro produce un gioco cromatico che annulla il senso dell’equilibrio e nello stesso tempo dà un’idea di movimento continuo del quadro. Lo stesso artista nel descrivere le sue cornici rastremate verso l’esterno si esprime così: «Il quadro non è delimitato da una cornice prospettica che delimita l’immagine, ma addirittura va ad assumersi interamente la responsabilità dello spazio. E questa è una storia che è nei valori della nostra pittura passata…» (Spalletti, 2012). Ettore Spalletti nel suo lavoro riprende un vocabolario scelto di forme geometriche che diventano, inclinandosi, oggetti obliqui minimalisti dal grande valore estetico. Queste opere raggiungono la massima intensità nelle creazioni spaziali e immersive come Stanza, casa Spalletti del 1996 o Stanza Azzurra del 2006: per queste installazioni interi ambienti vengono rivestiti di opere estroflesse offrendo un’esperienza totalizzante allo spettatore, sopraffatto dalla fisicità delle stesse. Aldilà delle influenze che i maestri antichi hanno avuto sull’artista, come Giotto e Piero della Francesca per il colore, così come l’importanza dei più recenti spazialisti, va sottolineata la rilevanza che l’arte di Gino de Dominicis, grande amico di Spalletti, ha avuto sull’artista abruzzese. Questo rapporto fra mobilità e fissità si può ritrovare anche in alcune opere di de Dominicis come Aspettativa di un casuale movimento molecolare generale in una sola direzione tale da generare un movimento spontaneo del materiale dove l’osservatore si trova di fronte a qualcosa che non è staticamente prevedibile, ma vi è, costante, un’aspettativa di movimento in questa linea quadrata posta sul pavimento. (Martina Borghi)