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Modalità GUIDA

Ettore Spalletti Colonna tagliata, rosa

Misure
cm h 32, Ø 19
Descrizione
Ettore Spalletti negli anni Settanta definisce le linee del suo lavoro successivo fondato sulla semplificazione della forma, sul monocromo, sulla cura delle qualità ottiche e tattili delle superfici e sulla ricerca di un rapporto con l’architettura. Per questo motivo la sua arte è difficilmente definibile e solca i confini della pittura, della scultura e dell’architettura, facendo uso di geometrie e linee all’apparenza semplici, ma di grande effetto plastico, visto il visibile sforzo a relazionare spazio, colore e forma. Ne consegue una grande cura nel collocare sapientemente le opere nello spazio per mantenere il legame forte con l’architettura circostante. Il lavoro dell’artista trae ispirazione dal passato: vi è un vero e proprio culto per la bellezza, intesa in senso rinascimentale, come perfetta combinazione di spazio e colore. Le sue colonne rappresentano proprio la memoria del classico che si mescola sapientemente con le linee moderne del Minimalismo, creando così un oggetto senza tempo. Grande tema ricorrente in Spalletti, infatti, è proprio l’annullamento del tempo inteso come linearità e progressione privilegiando la sua esplorazione come eterno presente. In linea con questo concetto, l’artista abruzzese insiste particolarmente sull’idea di colonna intesa come “modulo”, presente in molti artisti minimalisti, estrapolando questo prodotto architettonico del passato e riproducendolo, asetticamente, caratterizzandolo con un lirismo geometrico essenziale. La tecnica esecutiva delle opere di Spalletti prevede inizialmente un impasto caldo di gesso e colla che viene steso sul supporto prescelto: mentre l’impasto è ancora morbido l’artista vi aggiunge il colore che penetra in tutto lo spessore della materia. Una volta solida la superficie viene lavorata con della carta abrasiva lasciandovi un sottile strato di polvere colorata che le conferisce profondità illusoria e vibrazione ottica. Inizialmente questo trattamento è riservato a pareti e muri, poi, dalla fine degli anni Settanta, l’artista lo estende ai solidi (colonne, tronchi di cono rovesciati, semisfere, tavole appese in aggetto). Qualsiasi sia il colore usato, il richiamo al bianco riaffiora nelle sue opere, filtrando dalla rottura dei pigmenti provocata dalla levigatura. Come velati da un sottile velo di cipria i colori di Spalletti esprimono un senso di perdita e precarietà. Unica variante nella scelta dei materiali, e soprattutto nell’effetto finale che produce, è il marmo che viene lucidato fino a divenire una superficie specchiante che sembra emanare luce e che si pone in netto contrasto con le superfici opache trattate. È proprio l’effetto del riverbero atmosferico sulle superfici colorate ad interessare l’artista che, nelle sue opere, predilige determinati colori, strumenti che lo mettono in relazione con l’ambiente naturale a lui assai caro. I colori che Spalletti usa maggiormente sono: il nero, il colore del carbone, il bianco del gesso, il marrone che identifica la terra, il rosa dell’incarnato umano, l’azzurro del cielo, il verde dei prati e il grigio, colore neutro per eccellenza. (Martina Borghi)
Condizione giuridica
Stato Italiano, in consegna al Segretariato regionale del Ministero per i beni e le attività culturali per la Lombardia - In comodato al Comune di Bergamo per la GAMeC.
Tipologia
Scultura
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