Marina Ballo Charmet Con la coda dell'occhio n. 18

cm 100 x 150

"Con la coda dell’occhio" nasce nel 1992 quando Marina Ballo Charmet viene invitata dal Festival di Graz (Austria) a realizzare un lavoro sulla città. È qui che, per la prima volta, l’autrice decide di posizionare l’obiettivo all’altezza dell’occhio di un bambino, immortalando scorci di tessuto urbano, rinunciando al punto di vista sopraelevato e ricorrendo al fuori fuoco, tecniche che le consentono di riconsegnare all’occhio il rimosso della città e, al contempo, incorporare all’immagine un senso di dispersione, assenza, non definito. Nei settanta scatti che compongono la serie scompare tutto ciò in cui una città si identifica. Restano le fondamenta di un suolo urbano frammentato, irregolare, a volte scosceso, come marciapiedi dissestati, aiuole incolte e isole pedonali in cui sono imprigionati mozziconi di sigarette. Protagoniste sono le zone al limite dello sguardo, quelle di passaggio, le superfici marginali viste con la coda dell’occhio ma inquadrate con lo sguardo di un bambino, privo di codici, regole e conformismo.

No

R. Valtorta, Marina Ballo Charmet. Con la coda dell’occhio, “Eikon”, 16-17, 1996. J.F. Chevrier, Marina Ballo Charmet. Au bord de la vue, in Id., Des territoires, Parigi 2011. E. Grazioli, Marina Ballo Charmet, “Cartaditalia. Rivista di cultura italiana contemporanea”, III, 6, 2011. S. Chiodi (a cura di), Marina Ballo Charmet. Sguardo terrestre, catalogo della mostra (Roma, MACRO -Museo d’Arte Contemporanea di Roma), Macerata 2013. B. Pietromarchi (a cura di), Maxxi Arte, catalogo delle collezioni, Quodlibet, 2017.

Foto Marina Ballo Charmet

Donazione dell'artista

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