Descrizione
"Faradayurt", in particolare, s’inserisce nell’ambito di una riflessione sulle forme di controllo individuale esercitato dai media e dalle nuove tecnologie. È composta da una gabbia d’acciaio che sorregge una tenda in flectron, lega di metallo e nylon utilizzata nel campo dell’ingegneria aereo-spaziale per isolare alcuni ambienti dalle onde elettromagnetiche. Il titolo dell’opera fa infatti riferimento alla cosiddetta “Gabbia di Faraday”, termine con cui, in ambito scientifico, si è soliti individuare qualunque contenitore in materiale conduttore ad effetto schermante rispetto a campi elettromagnetici generati da apparecchi radio o per le telecomunicazioni. A livello formale, invece, l’opera richiama sia lo Yurt, tipica abitazione dei popoli nomadi dell’Asia Centrale, sia la tenda in cui, nel celebre affresco del 1556 di Piero della Francesca, l’imperatore Costantino viene ritratto dormiente, mentre un angelo gli appare in sogno svelandogli il mistero della Vera Croce. La tenda si configura dunque come luogo fisico in cui è possibile sperimentare il totale isolamento dalle onde elettromagnetiche generate da radio, televisioni, telefoni cellulari ecc., ma anche come luogo di isolamento mentale in cui il visitatore può abbandonarsi al sogno e all'immaginazione, protetto da qualsiasi influsso mediatico e tecnologico perturbante ed estraneo al sé.