Giovanni Anselmo Infinito

cm 162 x 102

Dopo aver abbandonato la pittura, praticata tra il 1959 e il 1964, Giovanni Anselmo si afferma nella seconda metà degli anni Sessanta come uno dei protagonisti dell’Arte Povera. A partire dal 1969 l'artista produce una serie di lavori che utilizzano la fotografia. In “Infinito”, l'artista impiega lo strumento fotografico forzandone i limiti strutturali e annullando la temporalità dello scatto. L'opera è una fotografia monocroma, una superficie azzurra in cui non appare nessuna traccia spazio-temporale: una “fotografia dell'infinito attraverso il cielo”, specifica il sottotitolo. Come nel caso delle minuscole bussole o livelle, che spesso appaiono nelle installazioni dell'artista, lo strumento fotografico, rivolto all'infinita esistenza degli elementi, diventa metafora dell'impossibilità di ogni rappresentazione. Per Anselmo l'oltremare è la segnalazione di un luogo altro, che non è mail definitivamente raggiungibile. L'oltremare rimanda all'Oriente e ai mercanti che importavano i lapislazzuli per produrre il prezioso colore, o all'antica tradizione che vedeva in quella pietra un pezzo di cielo stellato, dono che gli avrebbero fatto gli uomini.

No

A. Palopoli, Giovanni Anselmo, in P. Colombo, M. Pignatti Morano, S. Vannini, S. Freddo, S. Borsato (a cura di), Le Collezioni. Acquisizioni di arte contemporanea. MAXXI-Museo nazionale delle arti del XXI secolo, catalogo della mostra (Roma, MAXXI-Museo nazionale delle arti del XXI secolo), Torino 2003, pp. 16-17; 64. A. Viliani, Torino 15 giugno 2006. In conversazione, in G. Maraniello, A. Viliani (a cura di), Giovanni Anselmo, catalogo della mostra (Bologna, MAMbo-Museo d’Arte Moderna di Bologna), Torino 2007, pp. 220-221. C. Christov-Bakargiev, M. Beccaria (a cura di), Giovanni Anselmo, catalogo della mostra (Rivoli, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea), Milano 2016.

Acquisizione

Fotografia