Descrizione
Nei lavori di Eduardo Stupía coesistono astrazione e figurazione: il gesto grafico è allo stesso tempo macchia, finzione, narrazione e scrittura. Le sue tele propongono allo spettatore una duplice approssimazione: da lontano si percepiscono come composizioni astratte, da vicino suggeriscono paesaggi, oggetti e personaggi che popolano il mondo intimo dell’artista. L’opera Paisaje sintetizza i cardini della ricerca pittorica portata avanti da Stupía negli ultimi dieci anni. L’interrelazione e il contrappunto fra trame, grafismi, ritmi lineari, gesti e texture costituiscono una rete ottica che mette in discussione la nozione di leggibilità, per aprire il campo a molteplici risonanze. Il titolo dell’opera non si riferisce al genere tradizionale del paesaggio ma allude piuttosto all’elaborazione di una retorica dell’organizzazione costruttivo-spaziale: una geografia di segni, una sorta di metafora visuale che si manifesta seguendo le regole del linguaggio grafico puro, in cui appaiono risonanze frammentarie di elementi figurativi che, tuttavia, spariscono improvvisamente nell’elissi della struttura integrale.