Descrizione
Insieme a Giovanni Anselmo e Michelangelo Pistoletto, Giuseppe Penone (classe 1947) entra a far parte del movimento dell’Arte povera nel 1967, esponendo per la prima volta nell’anno seguente a Torino, presso il Deposito d’Arte Presente. Come altri artisti legati al linguaggio dell’arte povera, Penone sperimenta fin da subito l’utilizzo di materiali non convenzionali per realizzare i suoi lavori: piombo, rame, cera, pece, legno. Successivamente intende indagare più in profondità il rapporto tra uomo e natura, tra il corpo umano e l’ambiente che lo circonda fino a individuare nel contatto tra l’uno e l’altro il dispositivo che genera la memoria, il ricordo. I lavori degli anni Settanta propongono dunque questa intuizione, talvolta raggiungendo notevoli dimensioni. Dalla metà degli anni Ottanta si dedica invece a grandi sculture in vetro a contatto con materiali differenti. L’opera Senza titolo – Parabrezza è firmata e datata 1988 (nell’archivio della Galleria Studio La Città è datata 1987, nella scheda della mostra di Osaka invece 1989) ed è composta da due vetri desunti dal parabrezza di un’automobile uniti insieme, in mezzo ai quali è posto un foglio di carta sagomato e disegnato a matita. I segni neri sulla carta, probabilmente, sono realizzati attraverso uno specifico procedimento che l’artista ha applicato anche ad altri lavori dello stesso periodo: in primo luogo si realizza l’impronta tramite la pressione di una superficie su un elemento naturale; in seguito si ingrandisce l’immagine attraverso un processo fotografico, rendendo più intensi i contrasti e infine si proietta l’immagine fotografica su una superficie (ad esempio un foglio di carta) e con la matita si seguono le tracce nelle diverse intensità della pressione. Tale studio è riferibile ai lavori sulle impronte delle palpebre. Il movimento della palpebra consente di fatto all’uomo di guardare, di porre il proprio sguardo sulla realtà esterna. La pelle è dunque la membrana attraverso cui l’uomo entra in contatto con il mondo, consentendogli il dialogo con ciò che è altro da lui. Significativa diventa anche la scelta di porre questa impronta tra due vetri: il parabrezza è infatti quella parte dei veicoli in vetro, la cui trasparenza consente la visione di ciò che sta fuori. (Nicoletta Saveri)